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"Una vita rinchiuso nella mia testa"

La storia di una persona che non viveva nel mondo reale

Ciao! Qui è Alessandro.

Oggi sto per raccontarti la storia di Eliodoro, un ragazzo di 22 anni.

Eliodoro è un gran pensatore, infatti nella sua testa ci sta parecchio bene.

A volte pensa:

Chissà cosa farò in futuro, magari sono sulla strada giusta. Però se poi non riesco a trovare lavoro stabile? Forse dovrei davvero studiare e prendere una laurea, forse troverei lavoro più facilmente così. Anzi no, ora scarico Duolingo e imparo meglio l’inglese. Ecco fatto, aspetta ma queste cose le so già. Va be’ però voglio portarlo a termine, anche perché non porto mai nulla a termine, come quella volta che…

Insomma, i pensieri si sovrappongono, si moltiplicano ed Eliodoro si ritrova in poco tempo in un vortice di dubbi, ansia e voglia di patatine del McDonald’s.

Si, perché diciamocelo: tra un crollo emotivo e l’altro, almeno i grassi saturi non ti tradiscono mai.

Eliodoro è un nome inventato, ma questa storia è vera.

Infatti è la mia storia, magari anche la tua, ma soprattutto quella di chi vive costantemente nei propri pensieri.

Parlo di quelle persone che hanno parecchie ambizioni, ma che prima di provare a realizzarle ci pensano 3 volte (non solo 2).

Di chi vuole vivere liberamente il proprio percorso, ma ha l’ansia di ottenere pochi risultati.

Ci hanno persino trovato la giusta etichetta inglese: overthinker.

Ma qui, in Balance, “etichette non ne vogliamo”. Quindi, invece di trovare una definizione alle cose, le analizziamo concretamente.

Infatti, più che overthinking, il problema mi sembra un altro.

Utili o meno, i dispositivi elettronici che utilizziamo ogni giorno hanno cambiato il nostro modo di pensare e percepire il mondo.

Di recente ho letto un libro che ne parla approfonditamente: si chiama “Non-cose”.

Ci ho messo un po’ a leggerlo perché la mia copia è in inglese, ma mi ha “illuminato”.

Non è il solito libro fatto di conclusioni ovvie, dove si parla di dopamina e di tutti quegli argomenti da wannabe della crescita personale.

Parla invece dell’unica cosa che oggi ci fa sentire slegati dalla realtà: le informazioni.

Sono ovunque. Sui social, in tv, ma anche nella nostra testa.

E secondo l’autore, la società inizia a preferire le informazioni invece che le cose vere.

Ci hai mai pensato?

  • Preferiamo guardare chi costruisce qualcosa invece di farlo noi.

  • Preferiamo seguire qualcuno che viaggia invece che partire all’avventura.

  • Preferiamo guardare uno sport o un videogioco invece che giocarlo.

Dov’è il problema? Il nostro cervello così lavora più del dovuto.

Utilizza queste informazioni per crearne altre. Ma all’esterno? Non cambia nulla.

Infatti, non puoi vedere il risultato dei tuoi pensieri, ma solo quello delle tue azioni.

E lo stesso vale per le professioni digitali. C’è sempre una componente “concreta”, che puoi toccare.

Riconoscila e mettila in evidenza, perché al tuo cervello serve:

  • Certo, vuoi fare il copywriter, ma scrivere non è solo premere tasti sul tuo computer

  • Certo, vuoi fare il designer, ma le squadrette fanno rumore quando le poggi sul foglio, Photoshop no.

  • Certo, vuoi fare il content creator, ma i video li registri premendo il tasto rosso, non pensandoci.

“E se neanche le azioni portano risultati?”

È più che normale! I risultati vengono quando si fanno le azioni giuste. Ma non siamo mica dei geni, quindi bisogna imparare.

Perlomeno, se fai azioni (qualunque esse siano) puoi valutarne la loro conseguenza. Insomma, così diventa un circolo virtuoso:

  • Fai un’azione, guardi le conseguenze, capisci qualcosa di nuovo, fai un’azione migliore, capisci altre cose e così via.

Finché non ottieni i risultati che vuoi.

Dai, basta così. Direi che per oggi abbiamo pensato abbastanza.

Se questi argomenti ti piacciono, ti consiglio di dare un’occhiata ai nostri social nelle prossime settimane.

Come hai capito, qui l’obiettivo è avere le cose chiare, comprensibili. Anche in un periodo dove le regole cambiano ancor prima di averle imparate.

Un abbraccio, a presto.

Alessandro Dimasi,
Co-founder di Balance

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